Marcinelle non dimentica, Le Bois du Cazier piange ancora le 262 vittime dell’8 agosto 1956.
Oggi, l’ex-miniera è diventata patrimonio mondiale dell’umanità e ospita un museo per mantenere vivo il ricordo.
Ma cosa successe l’8 agosto 1956? Chi erano i 262 minatori? Perché il destino li portò in Belgio? Perché quel mattino scoppiò l’inferno?
Nel giugno 1946 il governo belga firma un accordo con l’Italia, l’accordo “Minatori-Carbone”: 50 mila lavoratori italiani saranno “importati” in Belgio per lavorare nelle miniere in cambio di 200kg di carbone per minatore al giorno.
La Federazione Carbonifera del Belgio (Fédéchar) fa affiggere “il manifesto rosa” negli uffici di collocamento e nelle piazze dei paesi e delle città italiani per reclutare manodopera.
Questa convenzione porta al movimento migratorio più importante del nostro Paese nell’immediato dopoguerra. Il Belgio aveva bisogno di lavoratori, gli italiani di lavoro e l’Italia di carbone.
La partenza verso le miniere del Belgio sembrava essere una manna dal cielo e un’opportunità da non perdere.
Dal 1946 e il 1948, 65.056 uomini ripartiti in 85 convogli arrivano in Belgio, divisi in 5 bacini carboniferi.
I poveri minatori italiani però trovano condizioni di vita e di lavoro non corrispondenti a quanto pubblicizzato nel manifesto, dovranno affrontare difficoltà di vario genere prima di “sentirsi a casa”.
Il lavoro in miniera ha sempre causato incidenti e catastrofi a causa delle scarse misure di sicurezza e delle condizioni malsane del luogo.
La tragedia di Marcinelle, avvenuta l’8 agosto 1956 alle ore 8,10, vede 262 uomini, di cui 136 italiani, morti nelle viscere della terra, intrappolati vivi a 975 metri di profondità senza via di fuga a causa di un incendio provocato da un ascensore per la risalita dei minatori.
262 vite spezzate, 262 uomini giovani (così erano richiesti nelle miniere – giovani-sani-forti), 262 volti sconosciuti a noi oggi, ma nel loro quotidiano erano: figli, mariti, padri, fratelli, tutti accomunati da un destino comune, 262 persone alle quali la miniera aveva promesso opportunità, miglioramento delle condizioni e dello stile di vita e speranze per il futuro, hanno invece trovato la morte lontani dalla loro Patria che, in qualche modo, li aveva traditi, la stessa Italia che dal 2001 ha istituito in questa data simbolo, la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
66 ANNI FA: Marcinelle, Charleroi (Belgio) a cura di dott.ssa Chiara Convento
Marcinelle non dimentica, Le Bois du Cazier piange ancora le 262 vittime dell’8 agosto 1956.
Oggi, l’ex-miniera è diventata patrimonio mondiale dell’umanità e ospita un museo per mantenere vivo il ricordo.
Ma cosa successe l’8 agosto 1956? Chi erano i 262 minatori? Perché il destino li portò in Belgio? Perché quel mattino scoppiò l’inferno?
Nel giugno 1946 il governo belga firma un accordo con l’Italia, l’accordo “Minatori-Carbone”: 50 mila lavoratori italiani saranno “importati” in Belgio per lavorare nelle miniere in cambio di 200kg di carbone per minatore al giorno.
La Federazione Carbonifera del Belgio (Fédéchar) fa affiggere “il manifesto rosa” negli uffici di collocamento e nelle piazze dei paesi e delle città italiani per reclutare manodopera.
Questa convenzione porta al movimento migratorio più importante del nostro Paese nell’immediato dopoguerra. Il Belgio aveva bisogno di lavoratori, gli italiani di lavoro e l’Italia di carbone.
La partenza verso le miniere del Belgio sembrava essere una manna dal cielo e un’opportunità da non perdere.
Dal 1946 e il 1948, 65.056 uomini ripartiti in 85 convogli arrivano in Belgio, divisi in 5 bacini carboniferi.
I poveri minatori italiani però trovano condizioni di vita e di lavoro non corrispondenti a quanto pubblicizzato nel manifesto, dovranno affrontare difficoltà di vario genere prima di “sentirsi a casa”.
Il lavoro in miniera ha sempre causato incidenti e catastrofi a causa delle scarse misure di sicurezza e delle condizioni malsane del luogo.
La tragedia di Marcinelle, avvenuta l’8 agosto 1956 alle ore 8,10, vede 262 uomini, di cui 136 italiani, morti nelle viscere della terra, intrappolati vivi a 975 metri di profondità senza via di fuga a causa di un incendio provocato da un ascensore per la risalita dei minatori.
262 vite spezzate, 262 uomini giovani (così erano richiesti nelle miniere – giovani-sani-forti), 262 volti sconosciuti a noi oggi, ma nel loro quotidiano erano: figli, mariti, padri, fratelli, tutti accomunati da un destino comune, 262 persone alle quali la miniera aveva promesso opportunità, miglioramento delle condizioni e dello stile di vita e speranze per il futuro, hanno invece trovato la morte lontani dalla loro Patria che, in qualche modo, li aveva traditi, la stessa Italia che dal 2001 ha istituito in questa data simbolo, la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
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